Roma (Italia). Il 28 settembre 2022 nel corso del Convegno Internazionale “Apporto delle Figlie di Maria Ausiliatrice all’educazione (1872-2022). Percorsi, sfide e prospettive”, in occasione del 150° di Fondazione dell’Istituto, è stata presentata la ricerca esplorativa “Educare. Non è dato, ma conquistato”, condotta da una équipe internazionale di 24 studiose appartenenti ad alcune istituzioni educative e formative dell’Istituto delle FMA che hanno aderito all’iniziativa, su proposta di alcune Docenti e Ricercatrici della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium».

Hanno presentato la ricerca: suor Martha Séïde, suor Enrica Ottone, suor Lucy Muthoni Nderi, suor Magna Martínez Jiménez  della Facoltà «Auxilium» di Roma e suor Ana Julia Suriel dell’Instituto Superior de Formación Docente Salomé Ureña di Santo Domingo nella Repubblica Dominicana. Parte integrante del gruppo è stata anche della Dott.ssa Francesca Fratarcangeli, Exallieva della Facoltà «Auxilium».

L’indagine ha coinvolto circa 500 tra FMA e laiche/laici di 72 Paesi del mondo che hanno partecipato come partner e non solo come oggetto di studio. Attraverso lo strumento del focus group online, sono stati attivati processi di riflessione comune sul sistema educativo salesiano, con l’intento di suscitare una ricaduta a livello di formazione oltre che di raccolta di dati. La ricerca ha inteso esplorare come, tra le FMA e i collaboratori laici,  sono intesi e applicati alcuni nuclei del Sistema Preventivo, cioè alcune modalità peculiari del modello educativo e formativo salesiano, vissuto oggi nelle Comunità Educanti che operano in contesti educativi e formativi con adolescenti e giovani.

Nei mesi di gennaio-marzo 2022 sono stati dunque realizzati, nei cinque continenti, 76 focus groups in dieci lingue. Le risposte, tradotte e analizzate in tre lingue, sono più di 3.182, per un totale di 539 mila parole, 120 ore di registrazione trascritte.

La visione integrale della persona e del fine dell’educazione, l’approccio ‘preventivo’ nell’educare, la scelta per la comunità educante e il lavoro in rete sono i principali nuclei esplorati.

Dalla ricerca è emersa la vivacità e la varietà del modello educativo salesiano, con la consapevolezza dell’urgenza di appropriarsi di un agire sempre più competente nell’educare. Se è vero che il carisma educativo è ‘dato/ricevuto’, tuttavia è da ‘ri-conquistare’ ogni giorno, cioè da ri-cercare e da ri-trovare insieme.

Un aspetto rilevante è l’esperienza che i partecipanti hanno fatto dei focus group. In particolare, hanno valorizzato il fatto che nel gruppo si sono reciprocamente “rafforzati” nell’ascolto reciproco. Nelle risposte, spesso si sono trovate espressioni come: “mi ha fatto pensare”, “mi ha fatto riflettere”, anche “mi ha fatto capire”, “ascoltare mi ha fatto venire in mente…”, “mi ha fatto comprendere meglio”, ma anche “mi ha dato forza”. Alcuni hanno utilizzato proprio il termine comunità per fare riferimento al gruppo che si era creato nei due incontri online.

Sono emerse certamente la centralità dell’amorevolezza, della relazione educativa tra educatore e giovane e giovani, e anche della presenza, con la doppia dimensione di presenza che previene e che promuove, che è lì per educare.

Non mancano le sfide, in particolare una, individuata con l’espressione “competenza nell’educare”, è relativa al parlare poco di alcuni aspetti come l’intenzionalità educativa o la progettualità.

Un altro elemento interessante è la prossimità ai ragazzi, nel quotidiano, nelle sfide, anche contemporanee. Pur non essendo stata fatta una domanda esplicita su “che cosa avete fatto per affrontare la sfida globale della pandemia”, numerose risposte raccontano come i partecipanti hanno vissuto questa esperienza, che ha interpellato tutti/e gli e le educatori e le educatrici, alla quale ciascun contesto ha risposto con creatività, con impegno, con tenacia, educandosi ed educando.

Nondimeno, si è riscontrato un aspetto semantico, come ha specificato suor Grazia Loparco nell’intervento introduttivo al Convegno: “nella sfida di una lettura trasversale che implica la mediazione semantica delle lingue, anche le espressioni che siamo solite usare nel gergo salesiano – ad esempio assistenza, amorevolezza, spirito di famiglia – vanno ricodificate nel senso e nel contenuto, e ricollocate nei linguaggi mediati dalla comunicazione, dai social, dalle appartenenze culturali, fungendo da lievito evangelico. Nella complessità, si tratta di individuare percorsi educativi significativi, tenendo conto dei diversi contesti”.

La ricerca – hanno precisato le relatrici – non è conclusa: l’analisi e l’interpretazione dei dati è appena avviata, ma interpella ciascun educatore ed educatrice e l’Istituto delle FMA ad accrescere la qualità delle dimensioni formativa e progettuale.

Materiali del Convegno

Foto: Flickr FMA

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