Città del Vaticano. Il 25 febbraio 2023, nell’Aula Paolo VI, Papa Francesco incontra Rettori, Docenti, Studenti e personale delle Università e Istituzioni pontificie romane. Sono circa 3.000 persone, tra cui la Superiora generale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Chiara Cazzuola, Gran Cancelliere della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium», la Preside, suor Piera Ruffinatto, e una gioiosa rappresentanza di giovani studenti e studentesse, FMA, Docenti e personale.

Stando al Rapporto 2022 delle Università e Istituzioni Pontificie presenti a Roma, sono quasi 16 mila gli Studenti provenienti da più di 120 Paesi, più di 2 mila i Docenti, 22 le Istituzioni, tra Università, Atenei, istituti e facoltà, dislocate in vari Rioni e Quartieri della Capitale e della sua periferia.

Il Rapporto, presentato il 23 febbraio nella Sala Marconi del Dicastero per le Comunicazioni della Santa Sede, è realizzato con il contributo dei referenti per la comunicazione delle distinte Università e Istituzioni che compongono la Conferenza dei Rettori (CRUIPRO), e raccoglie i principali dati riguardanti gli Atenei pontifici, dalla loro missione al servizio della Chiesa Universale, al numero di studenti formati ogni anno, inclusi alcuni raffronti con le Università civili di Roma. Il Documento nasce anche come occasione per valorizzare il potenziale che la Rete tra le diverse comunità accademiche rappresenta per l’evangelizzazione della cultura.

Fate coro!” è l’esortazione del Santo Padre che da subito risuona nell’aria, e la metafora che pervade il Discorso con cui Papa Francesco si rivolge agli accademici – “L’università, infatti, è la scuola dell’accordo e della consonanza tra voci e strumenti diversi. Non è la scuola dell’uniformità: no, è l’accordo e la consonanza tra voci e strumenti diversi. San John Henry Newman la descrive come il luogo dove diversi saperi e prospettive si esprimono in sintonia, si completano, si correggono, si bilanciano l’un l’altro”.

Invita poi a coltivare questa armonia prima di tutto in se stessi – orchestrando “le tre intelligenze che vibrano nell’anima umana: quella della mente, quella del cuore e quella delle mani, ciascuna con il suo timbro e carattere, e tutte necessarie. Linguaggio della mente che sia unito a quello del cuore e a quello delle mani: quello che si pensa, quello che si sente, quello che si fa”.

Si sofferma in particolare sull’ultima, ‘l’intelligenza delle mani’. È la più sensoriale, ma non per questo la meno importante. Si può dire, infatti, che essa sia come la scintilla del pensiero e della conoscenza e, per certi versi, anche il loro risultato più maturo”.

Il Papa spiega il concetto con un aneddoto e riferimenti linguistici, per dare concretezza al suo messaggio: “Mentre le mani prendono, la mente comprende, apprende e si lascia sorprendere. E però, perché questo avvenga, ci vogliono mani sensibili. La mente non potrà comprendere nulla se le mani sono chiuse dall’avarizia, o se sono “mani bucate”, che sprecano tempo, salute e talenti, o ancora se si rifiutano di dare la pace, di salutare e di stringere le mani. Non potrà apprendere nulla se le mani hanno dita puntate senza misericordia contro i fratelli e le sorelle che sbagliano. E non potrà sorprendersi di nulla, se le stesse mani non sanno congiungersi e levarsi al Cielo in preghiera”.

Invita poi a “fare coro” anche tra le diverse componenti delle proprie comunità, e tra le varie istituzioni rappresentate, a prendere atto dei punti di debolezza dovuti al contesto odierno e al post-pandemia, che tendono ad affaticare e rallentare la trasmissione della gioia evangelica dello studio, dell’insegnamento e della ricerca. Esorta tuttavia a non accontentarsi di “soluzioni dal fiato corto”, “e a non pensare a questo processo di crescita semplicemente come a un’azione ‘di difesa’, volta a fronteggiare il calo delle risorse economiche e umane. Va visto, piuttosto, come uno slancio verso il futuro, come un invito ad accogliere le sfide di un’epoca nuova della storia. La vostra è un’eredità ricchissima, che può promuovere vita nuova, ma che può anche inibirla, se diventa troppo autoreferenziale, se diventa un pezzo di museo. Se volete che abbia un futuro fecondo, la sua custodia non può limitarsi al mantenimento di quanto ricevuto: deve invece aprirsi a sviluppi coraggiosi e, se necessario, anche inediti”.

Colpisce l’assemblea l’inedita lettura del Cristo Risorto che domina l’Aula, opera dell’artista Pericle Fazzini voluta da San Paolo VI, con cui Papa Francesco conclude il suo Discorso e si congeda dicendo: “Per favore: mai solisti senza coro. ‘Tocca a tutti voi!’ e al tempo stesso: ‘Tocca a te!’. Questo dicono le mani del Risorto: a tutti voi e a te!”.

 “C’eravamo anche noi a raccogliere l’invito a non accontentarci di soluzioni dal fiato corto, ma a guardare con slancio verso il futuro, per accogliere le sfide di un’epoca nuova della storia” –  è quanto si portano nel cuore e nelle menti studenti e studentesse, Docenti e personale dell’«Auxilium», facendo ritorno alle aule di studio e di crescita intellettuale, professionale e soprattutto umana e cristiana.

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