Torino (Italia). Il 20 marzo 2024, presso la Casa della Giovane di Torino, dell’Ispettoria Maria Ausiliatrice (IPI), il VIDES ha organizzato una serata in fraternità per esprimere vicinanza e solidarietà a quanti vivono in situazione di conflitto, in particolare nel Medio Oriente.

Il racconto dell’esperienza:

“La cena solidale è stata un’esplosione di fraternità e di partecipazione giovanile, un modo per esprimere vicinanza alle Figlie di Maria Ausiliatrice di Betlemme, dell’Ispettoria Gesù Adolescente (MOR), con le storie difficili e sofferte a cui ogni giorno provano a regalare speranza, in una terra che da innumerevoli anni non conosce la pace.

Il clima di accoglienza, creato con spontaneità dai sorrisi dalle Postulanti e dalle suore della Comunità Maria SS. Consolata, è stata la chiave che ha aperto il cuore ai partecipanti, indipendentemente da età, provenienze, ruoli: tutti per una sera si sono lasciati alle spalle gli affanni e le preoccupazioni e hanno provato ad immergersi nel quotidiano di chi è costretto a vivere la guerra, il sopruso, la privazione della libertà.

Ritrovarsi intorno a una lunghissima tavola imbandita con cura, all’interno di un “ristorante” insolito – il salone di via Giulio – per condividere un piatto di pasta e fagioli per gli uni, di riso per gli altri – ha comunicato, pur in silenzio, la voglia di esprimere la motivazione del nostro essere lì, in una serata di primavera, dopo una giornata di impegni e di lavoro.

L’invito della Direttrice, suor Celestina Corna, a scegliere di vivere questo momento all’insegna dello scambio fraterno, come modalità per raggiungere con il pensiero e con l’affetto tanti che stanno soffrendo in terre non così lontane dalla nostra, ha preparato gli animi ad accogliere le toccanti testimonianze che l’hanno raggiunta da Gerusalemme, da Cuba, da Haiti e che ha scelto di condividere, sottolineando non solo le necessità materiali, ma soprattutto il bisogno di non sentirsi soli e dimenticati.

Mentre ciascuno/a dei presenti si lasciava invadere dalla fame dei bambini, dal dolore delle madri, dal senso di impotenza dei giovani, è arrivato come un dono il collegamento diretto da Betlemme con Lina, una giovane studentessa di Scienze dell’Educazione vissuta per qualche tempo nella Casa della Giovane, a cui è rimasta legata che, presentandosi, ha raccontato come ha trascorso ventuno dei suoi venticinque anni di vita nella guerra, tra i missili che solcavano e solcano il suo cielo, tra i muri da cui la città è circondata, tra l’esplosione delle bombe.

Molti adulti e giovani hanno perso il lavoro, esperienza che sta vivendo anche lei, non solo perché il turismo è ormai inesistente, ma perché viene impedito loro di spostarsi anche solo da Betlemme a Gerusalemme dove, seppur limitate, esistono maggiori possibilità.

Quello che ha colpito di più, in questo suo lasciar parlare il cuore, è stato il sottolineare come le uniche cose che reggono, in una situazione in cui pare impossibile credere alla pace, sono la fede e la preghiera, punto fermo di tanti giovani del suo gruppo parrocchiale. Questo è stato confermato dal video che ha condiviso, dove è emerso come la preghiera del Rosario e la Celebrazione Eucaristica siano fondamentali per non perdere la speranza; nel contempo, però, lo stesso video ha anche manifestato la grande sofferenza di non poter raggiungere i luoghi sacri per celebrare le feste cristiane. Prima di salutarci, Lina ci ha proposto di recitare insieme la preghiera a “Nostra Signora che fa cadere i muri”, l’icona che dal 2010 campeggia sul muro che divide Betlemme da Gerusalemme.

Dopo questi momenti così intensi, suor Valentina Robazza, a nome della Comunità FMA, ha proposto due opportunità di condivisione, apparentemente legate a due ambiti diversi ma strettamente connesse tra loro. Sono stati distribuiti dei foglietti colorati su cui ciascuna/o ha scritto un’intenzione di preghiera che è stata affidata ad un’altra/un altro dei presenti per creare unità nella comunione; contemporaneamente, siccome la fede senza le opere si svuota del suo significato, tutti, ciascuno secondo le proprie possibilità, hanno compiuto un gesto concreto di solidarietà per far sentire meno solo chi in questo momento manca dell’essenziale.

Il canto che è seguito per invocare la pace, guidato dalle Postulanti e accompagnato dal suono della chitarra, è stato un momento forte che ha offerto l’opportunità di interrogarsi sui gesti di pace che ciascuna/o sceglie di compiere nel quotidiano.

Al termine di questo incontro denso di emozioni, suor Celestina, ringraziando tutti per la partecipazione, ha proposto di pregare insieme il Padre Nostro e ha così rafforzato nei presenti quel desiderio di fraternità che permette di superare l’indifferenza e l’individualismo da cui la nostra società non è esente. E, per non far cadere questo desiderio con il ritorno alla vita frenetica, ognuno/a, prima di tornare a casa, ha ricevuto un cartoncino con la preghiera insegnata da Gesù, un modo per ricordare che siamo tutti figli di un Padre che ci chiede di prenderci cura gli uni degli altri”.

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