Roma (Italia). Lunedì 12 febbraio 2018, presso la Sala Clementina in Vaticano, si è svolto l’incontro con Papa Francesco dei partecipanti, donne, uomini, giovani e meno giovani e famiglie con bambini, alla Giornata Mondiale di Riflessione e preghiera contro la tratta di persone. Presenti anche giovani che hanno percorso le vie dolorose e violente della rotta del Mediterraneo ed ora sono inseriti in percorsi di accoglienza, protezione, promozione ed integrazione.

Per l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice hanno partecipato cinque FMA e tre giovani: sr. Elena Rastello, referente dell’Ambito per la Pastorale Giovanile e membro del comitato coordinamento UISG-Talitha Kum, sr. Gabriella Imperatore e sr. Celine Rajendran dell’Ambito per la Comunicazione sociale, sr. Cecilia Castro Gomes e sr. Rita Mascarenhas, per l’esperienza di animazione nelle Reti contro la tratta in Brasile e in India, una studentessa e due studenti del Liceo “Maria Ausiliatrice” di Roma, via Dalmazia.

La quarta Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta, che è stata celebrata l’8 febbraio 2018, in occasione della memoria liturgica di Santa Bakhita, ha messo a fuoco la relazione tra “Tratta e Migrazioni”. Il Papa ha risposto ad alcune domande poste dai giovani.

“Lei pensa che il silenzio sulle vicende di tratta sia dovuto all’ignoranza del fenomeno?” Papa Francesco ha sottolineato il fatto che ci sia “molta ignoranza. Ma a volte pare ci sia anche poca volontà di comprendere la portata del problema, poiché tocca da vicino le nostre coscienze…”.

“C’è poi chi, pur conoscendolo, non ne vuole parlare perché si trova alla fine della filiera del consumo, quale utilizzatore dei ‘servizi’ che vengono offerti sulla strada o su internet. C’è chi non vuole che se ne parli, in quanto coinvolto direttamente nelle organizzazioni criminali che dalla tratta traggono lauti profitti. Sì, ci vuole coraggio ed onestà – ha proseguito il Papa – nell’andare incontro alle persone ferite perché prostituite, abusate, vendute, schiavizzate e anche quando scegliamo prodotti che potrebbero essere stati realizzati attraverso lo sfruttamento di altre persone”.

Il Papa, affermando che “non ho mai perso occasione per denunciare apertamente la tratta come un crimine contro l’umanità”, ha lanciato un forte appello ai giovani a sensibilizzarsi su questa realtà, contagiando le comunità a un impegno serio perché nessun essere umano sia più vittima della tratta: “La vostra voce, più entusiasta e spontanea, può rompere il silenzio per denunciare le nefandezze della tratta e proporre soluzioni concrete. Adulti che siano pronti ad ascoltare possono essere di grande aiuto”.

I giovani hanno chiesto al Papa dove trovare speranza, ed egli ha risposto: “La speranza, voi giovani, la potete trovare in Cristo, e Lui lo potete incontrare anche nelle persone migranti, che sono fuggite da casa, e rimangono intrappolate nelle reti. Non abbiate paura di incontrarle. Aprite il vostro cuore, fatele entrare, siate pronti a cambiare. L’incontro con l’altro porta naturalmente a un cambiamento, ma non bisogna avere paura di questo cambiamento. Sarà sempre per il meglio. Ricordate le parole del profeta Isaia: “Allarga la tua tenda” (cfr 54,2) […] Fatevi promotori di iniziative che le vostre parrocchie possano ospitare. Aiutate la Chiesa a creare spazi di condivisione di esperienze e integrazione di fede e di vita.”

Papa Francesco ha manifestato tanta fiducia nei giovani e ha fatto loro l’invito a “costruire passo dopo passo la propria identità e avere un punto di riferimento, un faro-guida. La Chiesa da sempre vuole essere al fianco delle persone che soffrono, in particolare dei bambini e dei giovani, proteggendoli e promuovendo il loro sviluppo umano integrale. I minori sono spesso ‘invisibili’, soggetti a pericoli e minacce, soli e manipolabili; vogliamo, anche nelle realtà più precarie, essere il vostro faro di speranza e supporto, perché Dio è sempre con voi.”

Alla domanda: “Quale spazio sarà dato nel Sinodo dei Giovani alle giovani e ai giovani che provengono dalle periferie dell’emarginazione provocata da un modello di sviluppo ormai superato, che continua a produrre degrado umano? Come fare in modo che siano queste ragazze e ragazzi i protagonisti di cambiamento nella società e nella Chiesa? Papa Francesco ha detto: “Desidero, per coloro che sono i testimoni reali dei rischi della tratta nei propri Paesi di origine, che possano trovare nel Sinodo un luogo per esprimere se stessi, dalla quale richiamare la Chiesa all’azione. Perciò, è mio grande desiderio che i giovani rappresentanti delle “periferie” siano protagonisti di questo Sinodo. Auspico che possano vedere il Sinodo come un luogo per lanciare un messaggio ai governanti dei paesi di provenienza e di arrivo per richiedere protezione e sostegno. Mi auguro che questi giovani lancino un messaggio globale per una mobilitazione giovanile mondiale, per costruire insieme una casa comune inclusiva e accogliente. Mi auguro che si facciano esempio di speranza per chi attraversa il dramma esistenziale dello sconforto. […] La mia speranza è che il Sinodo sia anche un’opportunità per le Chiese locali di imparare a lavorare insieme e diventare ‘una rete di salvezza’”.

A conclusione l’invito alla preghiera, citando Santa Josefina Bakhita, grande Sudanese, testimone esemplare di speranza per le numerose vittime della schiavitù: lei può oggi “sostenere gli sforzi di tutti coloro che si dedicano alla lotta contro questa piaga nel corpo dell’umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo”.

Un’ora di dialogo e profonda sintonia tra Papa Francesco e i partecipanti, giovani e adulti, che si è conclusa con la caratteristica foto di gruppo, il saluto cordiale e paterno del Papa a ciascuna persona presente, l’offerta di doni preparati dai giovani e da lui accolti. Un incontro che interpella tutti, invita all’incontro e orienta alla realizzazione di gesti profetici di fratellanza con tutti i giovani.

Testo integrale

Gabriella Imperatore

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