Roma (Italia). Il 22 settembre nel calendario liturgico proprio della Famiglia Salesiana è indicata la memoria dei Beati Giuseppe Calasanz Marqués ed Enrico Sáiz Aparicio, sacerdoti e compagni martiri. Si tratta di  un gruppo di 95 laici, religiosi e sacerdoti incarcerati e assassinati, che ebbero il coraggio di essere fedeli alla loro fede cristiana e alla vocazione salesiana, manifestando fiducia in Dio e perdono nei confronti dei loro assassini. Morirono tra il luglio del 1936 e l’aprile del 1938 ed insieme ad altri 138 martiri di altre famiglie religiose furono beatificati da Giovanni Paolo II l’11 marzo 2001.

Tra loro, ci furono due Figlie di Maria Ausiliatrice della Comunità di Barcellona Sarrià: Suor Maria Carmen Moreno Benitez (Villamartin, Spagna, 24 agosto 1885 – Barcellona, Spagna, 1° settembre 1936) e Suor Maria Amparo Carbonell Munoz (Alboraya, Spagna, 9 novembre 1893 – Barcellona, Spagna, 1° settembre 1936).

Nel 1936, allo scoppio della guerra civile spagnola, suor Carmen e suor Amparo erano insieme nella stessa Comunità, la prima come vicaria, mentre la seconda come tuttofare. La Comunità era composta da suore, novizie e ragazze interne che in considerazione della grave situazione di pericolo furono consigliate dalle Superiore di andare presso parenti, indossando abiti civili e di partire quanto prima per l’Italia.

Suor Carmen e Suor Amparo scelsero invece di rimanere per assistere una suora appena operata di cancro, ma la notte del 1° settembre furono arrestate tutte e tre. All’alba del 1° settembre si aprirono le porte della cella: la malata venne rilasciata, mentre le altre due suore furono condotte all’ippodromo della città, vicino al mare, vennero fucilate.

Nell’omelia della Beatificazione, che ha avuto luogo nella domenica di Quaresima in cui si legge il Vangelo della Trasfigurazione, San Giovanni Paolo II afferma:

“La vita dei santi e la testimonianza dei martiri ci insegnano che, se la trasfigurazione del corpo avverrà alla fine dei tempi con la resurrezione della carne, quella del cuore ha luogo ora su questa terra, con l’aiuto della grazia. Possiamo domandarci: Chi sono gli uomini e le donne ‘trasfigurati’? La risposta è molto bella: sono quelli che seguono Cristo nella sua vita e nella sua morte, s’ispirano a Lui e si lasciano inondare dalla grazia che Egli ci dà; sono quelli il cui nutrimento è compiere la volontà del Padre; quelli che si lasciano guidare dallo Spirito; quelli che non antepongono nulla al Regno di Cristo; quelli che amano gli altri fino a versare il proprio sangue per essi; quelli che sono disposti a dare tutto senza esigere nulla in cambio; quelli che, in poche parole, vivono amando e muoiono perdonando”.

E ancora “Le testimonianze che ci sono giunte parlano di persone oneste ed esemplari, il cui martirio ha suggellato vite intessute di lavoro, preghiera e impegno religioso nelle proprie famiglie, parrocchie e congregazioni religiose. Molti di essi godevano già in vita di fama di santità fra i loro concittadini. Si può dire che la loro condotta esemplare fu una preparazione per quella professione suprema della fede che è il martirio”.

Queste due Figlie di Maria Ausiliatrice, probabilmente, hanno avuto un percorso comune a tante altre suore e certo non immaginavano di essere chiamate al martirio, una vocazione speciale all’interno di quella salesiana. L’ordinarietà della loro vita è stata però segnata dalla straordinarietà della disponibilità all’azione dello Spirito Santo, all’amore di Dio Padre, “che dà agli inermi la forza del martirio” (Prefazio dei martiri).

È questa luce che possiamo accogliere oggi anche per noi: una fede che osa l’impossibile e che vince la violenza con il coraggio della fedeltà all’amore ricevuto.

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