Torino (Italia). Il 18 gennaio 2023, il programma “In Cammino“ dell’emittente televisiva italiana TV2000 ha dedicato uno spazio al progetto di catechesi “E se la Fede avesse ragione?” che offre ai giovani un percorso di riflessione su differenti nuclei tematici di carattere teologico, voluto dalla Diocesi di Torino in collaborazione con le Figlie di Maria Ausiliatrice dell’Ispettoria Maria Ausiliatrice (IPI) e i Salesiani di Don Bosco della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta.

Alla trasmissione – uno spazio di racconto, di confronto e dialogo, per seguire il percorso sinodale in corso, condividere le esperienze diocesane più interessanti e approfondire i processi innovativi avviati dalle Chiese locali – erano ospiti  don Luca Ramello, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Diocesi di Torino, presente in studio e, in collegamento online, suor Carmela Busia, FMA Delegata ispettoriale per la Pastorale Giovanile. Nel corso del programma, alcuni giovani hanno raccontato l’esperienza dal proprio punto di vista ed è anche intervenuto don Alberto Goia, Delegato per la Pastorale Giovanile SDB.

Abbiamo fatto alcune domande a suor Carmela Busia, per conoscere meglio il progetto:

Da quanti anni si fanno questi incontri?

Da undici anni: correva l’Anno della Fede (2012) lanciato da Papa Benedetto XVI e si è colto l’invito del Papa stesso di proporre delle catechesi per i giovani e quindi di non concentrarsi soltanto sull’iniziazione cristiana.

Più o meno quanti giovani partecipano?

Circa 400-500 giovani in media, a volte più a volte meno. Sono giovani universitari o lavoratori, qualcuno anche di 5a superiore, appartenenti alle diverse realtà diocesane o salesiane, provenienti da Torino, ma anche da altri centri del Piemonte.

All’inizio avevamo pronta un’aula da 200 posti, ma quella prima sera siamo rimasti molto colpiti dalla partecipazione, tanto che abbiamo dovuto chiedere di aprire la Basilica di Maria Ausiliatrice, perché i presenti erano più di 500. Da allora il luogo di ritrovo non è cambiato.

Quali sono gli obiettivi?

Rivolgendosi prevalentemente a giovani universitari, lungo il percorso si intende mostrare la ragionevolezza della fede cristiana a partire dai nuclei centrali del catechismo. Si cerca di accompagnare i giovani a uscire dall’ottica del dogma come “qualcosa che va accettato senza riflettere”, per comprendere la vera natura del dogma cristiano, come “cartello stradale” nel cammino di ricerca della Verità. Stimolando i giovani a conoscere e a ragionare su ciò in cui credono, “E se la Fede”, nella forma della catechesi, cerca di aiutare a capire in che modo il dato cristiano tocca la propria vita, combattendo i pregiudizi.

La scelta di fornire del materiale da “riprendere a casa” – sul sito sono disponibili i testi, il podcast e il video da rivedere – è motivata dall’indole di questa proposta pastorale: “amare Dio con tutta la mente” è amare nella forma dello studio, della riflessione, del pensiero che cambia la vita e si lascia cambiare dalla vita. Lo studio è, infatti, un aspetto prevalente negli anni della vita universitaria e dunque luogo privilegiato per una sintesi tra fede e vita.

Com’è strutturato il percorso?

In questi anni le tematiche hanno sempre avuto al centro i grandi temi della fede: il Credo, i vizi capitali, le opere di misericordia, la vita nello spirito, l’Eucarestia, l’amore e, per il 2022-2023, Maria, proprio perché Papa Francesco l’ha scelta come riferimento per la Giornata Mondiale della Gioventù 2023 e abbiamo voluto così rimanere dentro questo grande tema della Chiesa. Il titolo degli incontri è “Ecco tua Madre” e il sottotitolo “Per essere liberi davvero”.

Come è pensata e costruita ogni serata?

Il momento centrale è costituito dalla catechesi, dalla possibilità delle confessioni, con tanti confessori, dall’adorazione eucaristica, per portare in preghiera la Parola ascoltata. Prima e dopo l’incontro, c’è la possibilità di incontrarsi per condividere una pizza, la cena al sacco o una tisana per la condivisione.

Un canto ben curato, una predicazione che intercetta il vissuto del mondo giovanile, l’accoglienza preparata in ogni suo dettaglio, la fraternità tra Famiglia Salesiana e Diocesi, un cammino serio fatto di riunioni e verifica per la programmazione, un cuore appassionato: sono tutti elementi che rendono la formula “vincente”, anche se non è il termine adatto.

Come vengono coinvolti i giovani?

La proposta riesce a intercettare giovani provenienti da “mondi diversi”: c’è stato un passaparola, che fa sì che ancora oggi la Basilica si riempia. Alcuni di loro fanno parte dell’equipe di coordinamento: sono le nostre “sentinelle” rispetto ai temi e alle modalità proposte.

La testimonianza di Silvia: “Da questo percorso mi aspettavo di trovare tanti altri giovani, che come me cercavano di dare un senso, un po’ più profondo, alla vita. Quello che ho trovato non è stato soltanto un incontro con altri ragazzi della mia età, ma è stato anche un incontro più profondo con Dio. È bello poter stare “a tu per tu” con Dio”.

Vivere con i giovani queste catechesi – conclude suor Carmela – è un modo per ‘camminare con loro sulla via della Santità’, come dicono le nostre Costituzioni, e per interrogarsi insieme a loro sulla propria fede, senza sentirsi mai arrivate. Condividendo con loro al termine delle catechesi, i giovani mi offrono motivi per ringraziare per il dono del Carisma salesiano e per questa bella vocazione.

Sito web: E se la fede

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